Avendo partecipato ad uno degli incontri in cui si è presentata la proposta di Regolamento Urbanistico ho avuto modo di esporre le mie perplessità circa la reale esigenza di una nuova area industriale nella zona di Pratogrande. Le perplessità sono in primis legate all'osservazione della realtà: siamo circondati da zone industriali incomplete, semivuote o potenzialmente più attraenti di quella che si verrebbe a creare. Questa ipotesi secondo me è un pò figlia di un modo vecchio di intendere lo sviluppo. L'esperienza di Pratogrande ha già dimostrato che nuovi capannoni non significano assolutamente nuova occupazione, in compenso però i capannoni restano lì per decenni. Il secondo motivo per cui avanzo perplessità è legato al fatto che questa zona industriale è di fatto a ridosso del Puntone, zona per vocazione agricola e che storicamente, e questa proposta di regolamento non fa eccezione, risulta esclusa da ogni ipotesi di nuova edificazione, cosa su cui mi trovo perfettamente in sintonia. Ebbene, in questa proposta si intende costruire capannoni industriali a pochi metri da proprietà su cui pendono vincoli ambientali e naturalistici il che mi sembra davvero una contraddizione. Da persona che vive nel Puntone poi non mi dispiacerebbe che i piani urbanistici che hanno la pretesa di governare il territorio, si occupassero anche della compatibilità delle attività umane con il territorio in cui vengono esercitate: questo permetterebbe di parlare di sviluppo in chiave moderna. Alla fine di questo mio intervento però, preso da un senso di rassegnazione voglio almeno augurarmi che le zone di verde previste nell'area di Pratogrande siano debitamente dislocate in modo da creare una barriera verde tra la campagna e la zona industriale: occhio non vede, cuore non duole! Buon lavoro.